“Necessario un incontro sulla questione della denominazione “Montepulciano” che faccia sintesi anche sul percorso che porti in tempi rapidi all’adozione del decreto etichettatura dei vini, in modo condiviso e per la tutela di tutti i produttori vitivinicoli italiani. L’obiettivo è fare sistema, non disperdere energie in lotte di vicinato. Alla luce della revisione delle regole sull’etichettatura, l’utilizzo del sinonimo Cordisco, peraltro introdotto senza alcun preliminare confronto con le Regioni, rischia di legittimare una regione ad impedire ad altre l’uso del nome di un vitigno che, invece, è regolarmente e storicamente coltivato e conosciuto”.
L’assessore all’Agricoltura della Regione Marche Andrea Maria Antonini è impegnato a ricondurre sui binari della leale e proficua collaborazione che, tradizionalmente, sussiste tra le Regioni e tra i produttori vitivinicoli la comprensibile preoccupazione per le norme introdotte dal Decreto del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste del 26 ottobre 2023 che consentono l’uso della denominazione “Montepulciano” ai soli produttori abruzzesi obbligando tutti gli altri all’uso della denominazione “Cordisco”.
Antonini si riferisce a quanto viene sintetizzato dal sistema delle denominazioni con cui si è cercato di tutelare e promuovere il territorio attraverso un’azione di co-marketing Istituzioni-Produttori che ha fatto del vino il testimonial delle caratteristiche culturali e tradizionali della sua zona di produzione.
“Le denominazioni Rosso Piceno e Montepulciano d’Abruzzo sono emblematiche di questo processo virtuoso – aggiunge l’assessore – È chiaro che nella denominazione Rosso Piceno l’oggetto della tutela è il territorio “Piceno”, mentre nel caso di Montepulciano d’Abruzzo, l’oggetto della protezione è l’area regionale “Abruzzo” e non certamente “Montepulciano” che è anche il nome di un borgo che è iconico per la Toscana. Inoltre, spiegare un vino attraverso l’uso di un sinonimo desueto al punto da essere sconosciuto come Cordisco, rischia di confliggere anche con il principio di trasparenza e corretta informazione che la nuova etichettatura persegue con l’inserimento anche di QR code per agevolare la tracciabilità. L’informazione del consumatore dovrebbe essere fatta usando i termini conosciuti che consentano l’immediata associazione tra il nome e l’oggetto che quel nome vuole indicare. Se un vitigno è comunemente e tradizionalmente conosciuto come Montepulciano e così lo classificano i numerosi disciplinari vigenti è quello il nome che lo rende riconoscibile. Difficile riconoscere ugual ruolo ed efficacia ad un nome scomparso nella trascrizione dal registro cartaceo a quello informatizzato alla fine degli anni ’80 e reintrodotto a puro scopo strumentale. Ho chiesto un incontro a livello nazionale finalizzato ad affrontare specificamente la questione – conclude l’assessore delle Marche – Confido nella volontà di tutti che il decreto del MASAF non ne pregiudichi il percorso vieppiù perché è assodato che l’etichettatura dei vini è funzionale alla promozione dei territori e delle loro eccellenze come evidenzia il principio su cui è basato il sistema delle denominazioni che tutela i nomi dei luoghi e non dei vitigni.”