Al lavoro per correggere gli effetti devastanti della miopia politica che ha determinato la chiusura di punti nascita strategici per le aree montane
“La Regione pronta a sensibilizzare il governo verso quello che la Costituzione, la volontà di rilancio dei territori montani, i dati oggettivi ed il buonsenso ritengono indispensabile: riattivare il punto nascita di Fabriano”.
Lo ha dichiarato la consigliera della Lega Chiara Biondi nell’intervento nella seduta odierna del consiglio regionale in cui si è stabilito di muovere nella direzione correggere gli effetti devastanti della miopia politica che ha determinato la chiusura di punti nascita strategici per le aree montane.
“La volontà di garantire la salute della donna e del bambino che ha determinato la scelta di chiudere i punti nascita al di sotto dei 500 parti all’anno non ha portato i risultati sperati, non foss’altro per gli spostamenti a cui sono obbligate le partorienti su tragitti tutt’altro che agevoli. Non c’è stato nemmeno un risparmio di risorse visto l’incremento esponenziale della mobilità passiva verso l’Umbria. Nel 2019 su 171 nuovi fabrianesi, ben 141 sono nati nell’ospedale umbro di Branca con un evidente aggravio di costi per la Regione – ha spiegato nei dettagli la consigliera leghista –Senza contare che non ha senso parlare di lotta allo spopolamento e rilancio delle aree montane quando, nei fatti, le si svuota di servizi sanitari e socio-assistenziali adeguati. Le norme vigenti ci consentirebbero già di lavorare alla riprogrammazione di un sistema di servizi equo, radicato nelle comunità locali e rispettoso delle esigenze della composizione del territorio ed è in questa direzione che vogliamo andare”.
Biondi cita in proposito la Costituzione agli articoli 32 (diritto alla salute) e 44 (provvedimenti a favore delle zone montane), lo statuto regionale che, negli articoli 4.7, e 36.5, persegue l’obiettivo del riequilibrio territoriale riconoscendo come finalità di preminente interesse la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree montane ed interne.
“Terremoto, pandemia, crisi economica sono già fattori che possono segnare irrevocabilmente il destino dell’area montana: non ha senso alimentare il disagio e la sfiducia dei giovani che costituiscono la speranza di futuro del territorio– ha concluso la consigliera Biondi – Il punto nascita dell’Ospedale di Fabriano non solo ottimizza le distanze rispetto ad un bacino di utenza di oltre 30 comuni, ma dispone già di una parte essenziale della filiera parto: una UOS di Ginecologia, una UOC di Anestesia e Rianimazione che vanta prestazioni di alto livello e una di Otorinolaringoiatria con specifico interesse per le patologie pediatriche. Il recente stanziamento di 12 mln di euro nel piano triennale delle opere pubbliche per l’ampliamento e la messa in sicurezza dell’ospedale fabrianese consentirà di potenziare la struttura con un nuovo blocco operatorio e di compiere il definitivo passo verso la ridefinizione della sanità in funzione del servizio ai cittadini che è alla base del programma della giunta di centrodestra”.